Sapevate che nel 2011 Noah Ohlsen ha lavorato ad un Regional come staff e, quando ha incontrato Dave Castro, si è presentato e gli ha detto che l’anno successivo avrebbe partecipato alla gara come atleta?
Già! E il risultato di questa promessa lo conosciamo già: un atleta dei Games costante e sempre tra i migliori.
Ciò che solo chi lo ha conosciuto personalmente o ha lavorato con lui in un evento sa, è che è molto rispettoso nei confronti di qualsiasi membro dello staff di un evento, forse proprio perché è stato dall’altra parte.
Non è mai scortese, non dice parolacce, non si incazza con le no rep e non esita a fare una foto con chiunque. Molto di questo può derivare dalla propria educazione, però crediamo che aver vissuto anche “l’altro lato” della gara possa aver aiutato.
La difficoltà di essere un judge
Quando un atleta capisce la difficoltà di concentrarsi sul conteggio veloce di un Double under, di tenere il conto nonostante la folla che conta in modo sbagliato e più forte di lui, di muoversi nell’arena senza inciampare nei materiali o entrare nella linea di caduta di una sbarra, di ricordare le variazioni e le ripetizioni di ogni movimento, di guardare la tripla estensione, equilibrio e allineamento dei piedi allo stesso tempo, di avere il riflesso di dare il no rep e tornare al conteggio mentre l’atleta ti urla contro, di contare le ultime 5 ripetizioni progressive sulle dita in modo che gli annunciatori, heads e i fan possano individuare la posizione dell’atleta nell’allenamento, di guardare l’orologio quando due atleti finiscono l’allenamento insieme e di essere corretti se l’atleta ha finito prima o durante il suono finale…. . … UFF!
Solo a quel punto un’atleta sarà in grado di giudicare la capacità di un giudice.
Vi siete resi conto che il solo leggere quante funzioni ci sono vi fa sentire disperati? È così che si sentono i judge durante l’intero weekend di gara.
Ops! No…non si tratta solo di contare!
Infatti, se teniamo conto del TRIO (competitor, judge e head judge), possiamo anche aggiungere altre competenze al curriculum di un judge:
- CONTROLLO DEL REGOLAMENTO: conoscendo la visione dell’atleta, che tende a guadagnare ogni minimo secondo o una rep in più all’interno del workout, è possibile prevedere le variabili che possono avere una doppia interpretazione. Bisogna, quindi, sempre ricordare all’atleta quali sono le regole.
- ANTICIPAZIONE DELLE NO REP: sapendo che al momento del workout l’atleta ha mille cose per la testa come: voglia di vincere, attenzione al coach, tenere sott’occhio il competitor affianco, respirazione, tecnica e così via, i dettagli che limitano una rep e una no rep saranno dimenticati.
Per evitare grandi discussioni, è importante dire ad alta voce la “no rep” in modo che l’atleta non dimentichi di eseguirla. - ATTENZIONE ALLE FURBATE: intenzionalmente o meno, l’atleta cercherà di ottimizzare il movimento, limitando l’ampiezza, accelerando il completamento o simulando limitazioni fisiche. Queste esperienze preparano i judge e affinano la loro capacità.
- SEGNALAZIONE DEL FLOW: con tutti i fattori sopra citati, l’atleta tende a dimenticare la sequenza dei movimenti dell’allenamento. Un’indicazione chiara e l’accompagnamento ravvicinato del judge, sono essenziali affinché l’atleta non lo ritenga colpevole per una cattiva prestazione.
- POSIZIONE DELL’HEAD JUDGE: automaticamente, quando si è head judge, si cerca un posizionamento diverso nel floor, dove si vede meglio l’intero movimento, potendo controllare più di un atleta alla volta e quello che sta facendo il judge.
Pertanto, l’atleta che si proporrà di provare la vita da judge almeno una volta nella vita, ci penserà due volte prima di incolpare un giudice dei suoi sbagli o di crocifiggerlo per un errore umano.
Che ci siano più Noah Ohlsen nel nostro sport!