Quando ti alleni, pensi di forgiare solo il tuo corpo o la tua intera persona? Hai mai notato quale potere abbia la tua mente durante un circuito o un allenamento di qualsiasi natura?
A tutti sarà capitato di percepirsi sottotono, di avvertire maggiormente la fatica, di non rendere abbastanza quando c’è qualcosa che ci turba.
Difatti, in palestra non portiamo solo il nostro corpo da scolpire, bensì la nostra interezza. Inevitabile, dunque, prendersi cura del corpo ma anche dell’anima.
Indice
L’Intero di cui siamo fatti
Siamo soliti pensare, per ragioni culturali, che anima e corpo siano due entità distinte l’una dall’altra; così ci è stato insegnato, dalla religione alla medicina, la quale ha sempre più parcellizzato la persona rendendola organo da curare, quasi fossimo delle macchine bisognose – ogni tanto – di modificare o di aggiustare un pezzo.
Ci si è, insomma, dimenticati che il paziente è, innanzitutto, una persona, con una storia, delle emozioni, delle relazioni, etc.
Nel nostro quotidiano, d’altro canto, a volte ci accorgiamo di avere un corpo solo quando esso non ci obbedisce più, magari a causa di un banale mal di testa.
Quale influenza ha tale richiamo del corpo non funzionante sulla qualità della nostra giornata? Spesso compromette ciò cui dobbiamo attendere, dal lavoro all’allenamento.
Insomma, ci dimentichiamo di quanto corpo e anima (o mente, spirito, a seconda di come vogliamo chiamarla) non siano che facce della stessa medaglia: l’Intero di cui siamo fatti e che siamo.
Allenare l’Intero
Se dunque siamo un Intero, allora dobbiamo vigilare su noi stessi, cercando di essere consapevoli degli aspetti che, durante un allenamento, possono inficiarne il risultato.
Nell’antica Grecia, la cura del corpo passava attraverso la cura dell’anima. La paideia – ossia l’educazione dei giovani uomini – prevedeva l’allenamento del corpo e della mente.
Non veniva tralasciato nessun aspetto dell’allievo, al fine che questo potesse scolpire sé stesso e tendere alla migliore versione di sé; non solo per fini individuali, ma anche sociali, visto che molti dei giovani così formati erano destinati al governo delle poleis greche.
Quindi, non solo si allenavano strenuamente, forgiando il loro corpo, ma anche formavano la loro mente attraverso studi particolari, tra cui quelli filosofici.
La Filosofia, infatti, aveva il compito di aiutare ogni giovane a conoscere se stesso, ad essere consapevole, delle proprie inclinazioni, desideri, possibilità e limiti.
Conoscersi meglio e avere consapevolezza di chi si è, aiuta a conseguire risultati congruenti alla propria visione del mondo, consentendo di tendere a quel benessere che, sicuramente è ottenuto attraverso lo sport ad esempio.
Tuttavia, se non supportato da tutto ciò che ci rende individui complessi, vacilla non appena il corpo non sta bene o in occasione di ciò che la vita ci mette davanti.
Siamo esseri viventi e, in quanto tali, a volte attraversiamo crisi di varia natura, crisi esistenziali, che ci possono bloccare, far percepire in stallo, incapaci di fronteggiare le prove che l’esistenza ci impone.
Sappiamo quanto sia difficile continuare ad esercitarsi, ad allenarsi quando i turbamenti interiori ci accompagnano in palestra.
Spesso i risultati non arrivano per ragioni che prescindono dall’impegno meramente fisico o dallo stallo metabolico, con frustrazione da parte di chi si impegna costantemente nell’esercizio o nella dieta. Bisogna chiedersi cosa ci impedisca di riuscire nell’impresa di forgiare il nostro corpo.
Un allenatore dell’Intero: il counselor filosofico
Ecco, esiste una professione che si prende cura dell’Intero di cui siamo fatti: il Counseling Filosofico.
Il counselor filosofico aiuta le persone in difficoltà esistenziale a reperire le risorse di cui è in possesso per fronteggiare la problematica e rifiorire.
È una sorta di allenatore dell’anima – pensata però nella sua costitutiva unione col corpo – che accompagna le persone fuori dalla “nebbia” in cui si trovano in quel determinato momento.
Non è un coach né uno psicologo, non insegna filosofia, bensì ti aiuta a “partorire” te stesso, ossia a (ri)trovarti, a scoprirti e a comprenderti meglio, in modo che la tua esistenza sia sempre più congrua rispetto a ciò che pensi e al tuo progetto esistenziale autentico … a divenire te stesso, nel corpo e nell’anima.
Dr. Annarita Dibenedetto
Laureata in filosofia, presto scopre che la sua vocazione era dare ascolto attivo dell’altro e prendersi cura delle persone.
Si iscrive al Master Triennale di Counseling Filosofico e dal 2014 è attiva come libero professionista, tutor e docente alla ISFiPP
Scoprite di più sul counselor filosofico sul sito Filosofia di Bene, della Dottoressa Annarita Dibenedetto.