Non esiste una gara sportiva senza una squadra competente che valuti gli atleti. Questo arduo lavoro viene svolto da un gruppo di ragazzi seguiti dall’head judge e creatore di Project Judges: Luca Morassutto.
C’è tanta storia dietro alle sue esperienze… dalle garette al box, fino ai Games! E la sua passione traspare in ogni parola che ha dedicato a noi in questa incredibile intervista.
Ne abbiamo approfittato per scoprire in anteprima come si svilupperanno le gare in questo periodo particolare e cosa aspettarsi nel 2021:
Indice
Ciao Luca, Project judges ormai è da cinque anni che presenzia alle competizioni in Italia. Come pensi sia cambiato il ruolo del judge rispetto a cinque anni fa?
Provo a fare una riflessione il più oggettiva possibile. Quando ho iniziato a muovere i miei primi passi come judge assorbivo informazioni spesso contrastanti tra loro sugli standard. Sin da subito mi ero convinto che alcune cose non andavano.
Moltissimi judge non avevano la benché minima idea degli standard. Tutto si risolveva in un briefing tenuto la sera prima, di fretta e furia. Spesso si chiedeva ad amici tra il pubblico di tappare dei buchi per judge che non si erano presentati.
Era sintomo di due fattori: la figura del judge non era in alcun modo stata “codificata” e di conseguenza non vi era alcuna forma di rispetto per il suo ruolo. Decisi così di studiare in maniera approfondita gli standard andando direttamente alla fonte.
Quindi creai l’idea di un gruppo di judges che, facendo esperienze insieme, crescesse di volta in volta andando a rimediare così a quello che per me era il primo problema: la mancata uniformità di giudizio.
Credo che in questo senso PJ sia stato un punto di svolta e di non ritorno inevitabile tracciando un solco tra approssimazione e sistema.
Siete famosi per non aver mai fatto ritardi in competizione. Come si arriva al “prodotto finito”, alla gara così come la vediamo?
Il lavoro finito è frutto della convergenza della passione e dedizione di una squadra fantastica. Pensa che Project Judges per ogni gara fa un sopralluogo, fornisce suggerimenti su come strutturare campo e aree, registra i video di qualifica a cui consegue la correzione dei qualifier. Questo è un aspetto per noi molto, molto serio.
Una quindicina di judges si occupano della prima correzione. In caso di penalità elevata quel video viene rivisto da un team leader e infine, qualora quella penalità dovesse essere confermata, viene rivisto da uno degli head judge della gara.
Significa che un video può arrivare ad avere fino a 3 controlli. È un lavoro immane, che richiede un monte ore gigantesco, non amiamo l’approssimazione e siamo sempre per la meritocrazia. Predisponiamo poi la timeline di gara ed in questo il nostro asso è Alessandro Caccia che gestisce il timing degli eventi.
Prepariamo, sulla scorta dei wod presentati dalla organizzazione gara, le brochure atleti. Questo è un aspetto di cui andiamo davvero fieri e che ormai viene copiato giustamente da tutti. Un tempo si faceva solo un briefing, che era più un momento di confusione e perdita di tempo che un valore aggiunto.
Oggi la brochure permette di dare tutte le informazioni utili. In campo quelle informazioni vengono ribadite heat per heat dallo Stage Manager, altra figura che abbiamo introdotto 3 anni fa e che molte gare da noi non gestite hanno trovato così utile da copiarla a loro volta. Fantuzzi in questo ruolo è diventato semplicemente perfetto.
Sul campo poi usiamo uno schema che ho creato 4 anni fa e da allora è diventato il marchio di fabbrica di PJ: 2 head judge e tre team leader a controllo del campo. Questo permette che judges molto esperti abbiano un controllo diffuso sul campo gara andando a limare o rimediare a eventuali errori dei judges che potrebbero penalizzare l’atleta.
Il tuo curriculum gare indica più di 80 eventi nel ruolo di judge o head judge. In particolare, vediamo però una voce… i Games. Ce ne parli?
Senza dubbio i Games sono stati quanto di più incredibile io abbia vissuto come judge. A livello umano sono una iniezione di energia pazzesca. Li ogni cosa è fatta per essere servente alla community internazionale che converge in quei giorni di gara.
Nulla è come i Games, semplicemente nulla. La prima esperienza è stata con l’age division e ti garantisco che è stata intensa, al punto da giudicare 4 ore di fila vedendo esempi sportivi e virtuosismi unici.
La seconda i team, l’apice della carriera di un judge. Più di lì, non si va. Giudicai Froning, Crypton, Invictus, OC J Black e altri team. Ero tipo un ragazzino alla sua prima interrogazione. Terrorizzato di far male!!!
A livello formativo la vera scuola sono stati comunque i Regional, sia i Meridian che lo Europe. Furono basilari per farmi capire la differenza tra pressapochismo e perfezione. I Regional sono pura e semplice perfezione. Vissuti quelli non potevo accettare di riprendere a fare il judge in maniera diversa.
Oggi in Project Judges si insegna quanto appreso ai Regional.
Ti ricordi di qualche momento di difficoltà? E com’è stato risolto?
Ogni gara ha dei momenti di difficoltà. Atleti che si infortunano, pioggia che ti costringe a fermare l’evento, strumenti che fanno i capricci. L’essenziale è imparare, imparare, imparare.
Alla Lombardia Challenge un ragazzo scendendo dalla rope si fece parecchio male al ginocchio. Fu portato via in ambulanza e perdemmo un’ora e quindici minuti. Eravamo in ritardo. Presi il microfono e chiesi agli atleti di aiutarmi a portare a termine la competizione in tempo.
Il loro lavoro era presentarsi puntuali, il mio far girare il meccanismo. Ci si mise anche la corrente elettrica. Blackout momentaneo…e in quel momento un team doveva finire il wod. Ebbi la prontezza di accendere la torcia del telefono e illuminare il team, fui subito imitato da tutti i judges attorno.
Finimmo con 3 minuti di anticipo mi pare. Come risolviamo i problemi? Ci vuole iniziativa, inventiva e una squadra pazzesca dietro!
Dal tuo punto di vista come sono cambiate le competizioni nel corso del tempo e quali caratteristiche deve avere una competizione perché voi la seguiate?
Ad oggi Project Judges sposa quelle competizioni che partono dal presupposto fondamentale di investire sull’atleta offrendogli una esperienza di gara tutta incentrata su di lui.
Sono molti gli elementi che ritengo oggi facciano la differenza: wod, location, timeline, numero dei campi gara, qualità ed originalità della offerta, costi.
Prendiamo per esempio i Southern Warriors dove i campi gara sono ben tre più una OCR; si tratta di una novità assoluta sul panorama europeo. Per vedere qualcosa di simile bisogna volare a Miami! Non a caso la presenza internazionale a questa competizione è così sentita; prima gli atleti italiani se ne renderanno conto, prima abbracceranno una esperienza internazionale unica.
Prendiamo come ulteriore esempio i Roma Throwdown dove Marina Novelli ha introdotto WOD distinti per le categorie, ricalcando in maniera assolutamente intelligente quanto si fa ai Games e ampliando l’offerta anche ad altre categorie, come per esempio gli experience.
Pensiamo a come questa competizione, con una location unica al mondo, possa offrire confronti virtuosi con atleti provenienti da tutta Europa.
Pensiamo alla Crossleague, quando ha introdotto le balle di fieno! Sono piaciute così tanto che pressappoco tutti poi le hanno usate. Pensiamo a Pietrasanta quando ha messo la prova in mare ad aprile con la muta. Pensiamo alla location mozzafiato del Wodagoa di Genova; alle iniziative virtuose dei Tuscany nei confronti delle donazioni all’Ospedale di Firenze.
Oggi l’atleta ha una offerta enorme davanti agli occhi, è giusto quindi differenziarsi e investire sull’atleta.
Cosa ci possiamo attendere dal 2021?
Spero che si possa tornare ad una condizione di normalità così da ricalcare i campi gara; moltissime gare attendono di appoggiare fisicamente le mattonelle nere a terra e montare il rig.
Incrocio le dita quindi, sperando in un 2021 ben più benevole di questo 2020…e magari pianifico la pensione!