Nel mondo del CrossFit® Adaptive, ci sono storie che vanno oltre la pura competizione: sono storie di resilienza, di determinazione e di una passione che non conosce limiti. Antonio Silvestro è una di queste storie.
Con il suo sorriso contagioso e una forza interiore inarrestabile, Antonio ha superato sfide fisiche e mentali che molti non oserebbero affrontare. Ma per lui, ogni limite è solo un’opportunità da superare.
In questa intervista esclusiva, ci racconta il suo incredibile percorso, dai momenti di difficoltà alle vittorie personali, dimostrando che con coraggio e determinazione, nulla è impossibile. Preparatevi a essere ispirati da un uomo che non ha mai smesso di credere in sé stesso!
Antonio Silvestro: Intervista esclusiva
Prima di tutto: parlaci un po’ di te e della tua storia… Se ti va di raccontarci della tua patologia e del tuo percorso nel CrossFit®
Ciao! Condividerò volentieri un po’ della mia storia con voi. Mi chiamo Antonio Silvestro, sono un atleta adaptive classificato come neuromuscolare moderato, ma non posso tralasciare il diabete, che ha avuto un impatto molto positivo grazie al CrossFit®.
Sono nato con una emiparesi lombare spastica al lato destro, che coinvolge sia il braccio che la gamba, comportandomi diverse problematiche. Ho iniziato a camminare tardi, verso i tre anni e mezzo/quattro, poiché ho un dislivello tra il lato destro e sinistro che ho compensato con 24 anni di fisioterapia.
Il CrossFit® mi ha aiutato tantissimo, trasformando completamente la mia mobilità. Per darvi un’idea del cambiamento che questo tipo di allenamento ha portato al mio corpo oggi cammino meglio, la mia gamba destra ha molta più forza, e anche il braccio è migliorato.
Certo, ci sono giorni in cui incontro delle difficoltà, ma questo accade soprattutto perché, man mano che gli allenamenti di CrossFit® diventano più intensi, il corpo deve adattarsi ai nuovi carichi e pesi.
Per quanto riguarda il diabete, mangio di tutto, ovviamente seguendo una dieta bilanciata, e riesco a mantenere i miei livelli sempre sotto controllo. Grazie all’allenamento, il mio metabolismo migliora e, dopo una settimana di CrossFit®, i miei valori glicemici cambiano completamente.
Mi sento molto fortunato e posso garantirvi che oggi mi sento un uomo più fortunato di una persona definita “normale”!
Come hai affrontato gli Open & Semifinals e come hai vissuto il momento in cui hai ricevuto l’invito ai Games 2024?
Quest’anno, rispetto all’anno scorso, ero molto più teso! Sentivo la pressione, perché dovevo dimostrare qualcosa, non solo agli altri, ma soprattutto a me stesso.
Volevo dimostrare che la qualifica dell’anno precedente non era stata un caso, ma frutto del mio impegno. Per questo motivo, ho vissuto gli Open in maniera completamente diversa! L’anno scorso, per me, era più un gioco, lo ammetto, e non avevo nemmeno tanta voglia di iscrivermi.
Quest’anno, invece, sono stato molto più attento a tutto: la qualità dei video, la disposizione dei materiali, la strategia da seguire… Anche se i WOD degli Open sono abbastanza noti e semplici da eseguire, la vera differenza l’ho sentita durante le Semifinals.
I WOD delle Semifinals mi sono piaciuti molto perché rappresentavano veramente il vero CrossFit®! Tuttavia, la tensione c’era, eccome! Il mio obiettivo era qualificarmi tra i primi 5, non solo tra i primi 10. Ci tenevo a rispettare la continuità del vecchio regolamento.
Quindi, quest’anno ho vissuto tutto con un’emozione diversa: ero molto teso, ma anche estremamente preparato! Sapevo esattamente cosa stavo facendo e cosa avrei dovuto fare.
Come ti sei preparato fisicamente e mentalmente per affrontare i CrossFit® Games 2024?
Diciamo che c’è stato un anno intero di lavoro dietro! Pensate che mi sto già allenando per gli Open 2025, che salvo cambiamenti, si terranno a febbraio 2025. È una preparazione continua per l’evento principale.
Mi sono concentrato totalmente su questo. Mi ripetevo: “Ora sto andando in Texas per fare ciò per cui mi sono preparato per un anno, quindi cerca di rimanere il più tranquillo possibile.”
L’emozione, ovviamente, c’è sempre ed è giusto che ci sia, perché non dobbiamo dimenticare che, prima di tutto, è uno sport e bisogna divertirsi. L’emozione è una fortuna, e spero ci sia sempre… Non quella che ti gioca brutti scherzi, ma quella che ti fa sentire vivo, che ti dà quella spinta per dare ancora di più, per non mollare. Insomma, quella carica sana che ti fa andare avanti quando fai qualcosa che ami.
Ho cercato di essere consapevole, dicendomi: “Anto’, stai tranquillo. L’emozione dello scorso anno è passata, quest’anno sai dove stai andando, sai chi incontrerai e, soprattutto, sai cosa hai fatto per arrivarci.”
Quindi, ho lavorato molto sul lato mentale, più che su quello fisico. Perché il fisico è qualcosa che costruisci con il tempo, ma mentalmente devi essere pronto a rispondere quando arriva l’evento.
L’anno scorso hai gareggiato a Madison insieme agli Elite. Com’è stata quell’esperienza e che sensazioni ti ha lasciato? Cosa ha reso quell’evento così speciale per te?
L’anno scorso ero a Madison, e spero davvero che qualcosa di simile si ripeta in futuro! Lo spero con tutto il cuore, perché è un’esperienza che tutti meritano di vivere: i miei avversari, i miei compagni italiani, i miei amici… è qualcosa di unico che va vissuto!
Non dimenticherò mai quella esperienza, anche se è stato un peccato che fosse la mia prima gara a Madison. Le emozioni erano un continuo saliscendi! Credo che l’anno scorso sia stato davvero il massimo. Anche altri atleti, che avevano partecipato ad edizioni precedenti, mi hanno confermato che Madison 2023 è stato l’evento per eccellenza, non solo per i Master e gli Elite, ma anche per l’adaptive.
Non si trattava solo dell’organizzazione impeccabile, ma anche di tutto ciò che la città offriva. Gli eventi al North Park e al Colosseo erano fatti su misura per il CrossFit®, progettati appositamente per dare quell’energia in più che ha reso l’evento straordinario.
E poi, vedere gli Elite gareggiare o riscaldarsi accanto a te nell’area warm-up… è qualcosa di magico. È un’emozione che tutti meritano di provare!
Quest’anno invece eri in Texas. Quali sono state le maggiori sfide che hai incontrato durante la competizione e come le hai superate?
Quest’anno ho affrontato diverse di sfide [ride]. Non so se avete seguito la competizione, ma posso dire che l’organizzazione è stata coraggiosa, e apprezzo sempre chi ha il coraggio di mettersi in gioco.
Voglio chiarire che non sono il tipo di persona che discrimina o sminuisce il lavoro degli altri; cerco sempre di essere giusto, quindi dirò esattamente cosa è successo, riconoscendo comunque l’impegno di chi ha lavorato duramente per rendere possibile questo evento, anche se in modo non perfetto.
Ci sono state due problematiche oggettive che ho dovuto affrontare. La prima è avvenuta durante il primo workout, lo Stadium Trial. Ho terminato il vogatore e dovevo passare allo SkiErg, ma quando mi sono girato, l’attrezzo era ancora occupato dall’atleta della heat precedente.
Il giudice non sapeva cosa dirmi né cosa dovessi fare! Il risultato? Ho perso un minuto fermo ad aspettare, rischiando che gli altri atleti mi superassero.
In quel momento, i nervi erano tesi al massimo. Anche se poi sono riuscito a recuperare, la dinamica del workout era ormai cambiata. Avevo una strategia ben precisa, che è andata in fumo.
Alla fine mi hanno riconosciuto solo 35 secondi, ma il danno era già fatto. Ho superato quella situazione dicendomi: “Anto’, stai tranquillo, è solo il primo evento. Le cose andranno meglio. Non arrabbiarti, o rischi di compromettere tutto il weekend.”
La seconda problematica, sempre legata all’organizzazione, riguardava il workout del massimale di clean. Il giorno prima c’erano stati dei cambiamenti, ma non ci avevano fatto il briefing adeguato.
Avevo già preparato la mia strategia sui pesi da sollevare nei tre tentativi, ma all’ultimo momento, proprio prima di entrare in campo, ci hanno detto che non avremmo utilizzato il bilanciere da 20 kg, ma quello da 15 kg.
Questo ha sconvolto completamente i miei piani. Anche qui, come ho fatto a superare la situazione? Ho cercato di rimanere calmo, di ragionare e di adattarmi strada facendo.
Per fortuna, tutto è andato bene, anche grazie al giudice che parlava spagnolo e mi ha aiutato molto. Queste sono state le due difficoltà principali che ho affrontato, e sì, mi hanno un po’ disturbato, ma alla fine sono riuscito a gestirle.
Eravate un bellissimo gruppo di italiani a rappresentarci. E sappiamo che avete legato molto… ci racconti un po il dietro di “Casa Italia”?
La sorpresa più bella per me è sicuramente il bagaglio di esperienze che porto a casa. Sono cose che terrò sempre con me, per tutta la vita! Queste esperienze restano nel cuore per sempre.
Oltre alla partecipazione ai CrossFit® Games e all’opportunità di competere negli Stati Uniti contro i migliori al mondo, quest’anno è stato speciale anche per un altro motivo: la condivisione di questo percorso con gli altri. Stare insieme, conoscere ragazzi straordinari, vivere questa esperienza fianco a fianco, tutti con la stessa passione e determinazione, è stato meraviglioso.
Questo legame ci ha dato tanta forza ed è stato davvero emozionante. La comunità adaptive del CrossFit® Italia ha dato un segnale forte. Credo che quello che abbiamo costruito quest’anno, e che continueremo a costruire, sia un segnale importante. Abbiamo dimostrato che, quando si lavora insieme senza interessi personali, la comunità esiste davvero! Il legame che ho con Veronica, Giada, Luca e Giuseppe è indissolubile, nonostante la distanza che ci separa.
Anche se gareggiamo in categorie diverse e non ci sentiamo ogni giorno, li considero parte del mio team. Mi hanno fatto sentire importante, tanto che mi chiamavano “capitano“, e questo mi ha riempito di gioia. Ho tanto da imparare da loro, dalle loro esperienze e storie di vita, così come loro da me.
Su questo argomento ci sarebbe da scrivere un libro, e potrei parlarne a lungo, ma non voglio annoiarvi! Posso solo dire che sono immensamente felice di aver avuto loro come compagni di avventura. Li sceglierei tutti, senza esitazione! Sono persone straordinarie, uomini e donne pieni di coraggio.
È un legame che c’è e ci sarà sempre. Li ringrazio davvero di cuore per aver condiviso con me questa esperienza!
Quali consigli daresti ad altri atleti Adaptive che aspirano calpestare un floor cosi importante?
Direi semplicemente di guardarci negli occhi! Se qualcuno ha dubbi o timori, cerchiamo di sfatare questo tabù degli atleti con problematiche in Italia. Credo che dall’anno scorso a oggi, anche se è passato solo un anno, ci siano stati dei progressi culturali importanti.
Dico solo di guardarci per quello che siamo, per quello che facciamo e per come lo facciamo: sempre con il sorriso, con la voglia di metterci alla prova. Alla fine, tutto ciò che serve è solo un po’ di coraggio. Basta non fermarsi a guardare i limiti che magari abbiamo solo in quel momento.
Posso assicurarvi che i limiti esistono per essere superati. Io ne ho superati tantissimi e ogni giorno ne affronto altri. Continuo a migliorarmi, a mettermi in discussione, e questo mi ha reso una persona migliore, sia per me stesso che per le persone che mi circondano.
In Italia possiamo fare tanto, e credo che siamo sulla strada giusta! Viva il CrossFit®, viva il CrossFit® in Italia e viva la nostra comunità di atleti adaptive italiani. Grazie mille!
Ringraziamo di cuore Antonio Silvestro per il tempo che ci ha dedicato e per aver condiviso con noi la sua straordinaria storia. Le sue parole sono una testimonianza vivente di cosa significa non mollare mai, anche quando le sfide sembrano insormontabili.
Antonio ci ricorda che i limiti esistono per essere superati, e che la vera forza sta nel trovare il coraggio di andare oltre.
A tutti gli atleti là fuori, adaptive o meno, che affrontano le proprie battaglie ogni giorno: continuate a lottare, perché ogni piccolo passo in avanti è una vittoria.
Il CrossFit® è molto più di uno sport: è una comunità che sostiene, ispira e ci spinge a diventare versioni migliori di noi stessi. Grazie, Antonio, per averci ricordato cosa significa davvero essere resilienti!