L’atleta master Shawn Ramirez è stato definitivamente squalificato da tutte le competizioni sanzionate da CrossFit®. Questa drastica decisione segue un secondo test antidoping fallito nell’arco di sei anni, rendendolo l’unico atleta nella storia di CrossFit® a incorrere in due violazioni documentate delle politiche antidoping.
La notizia ha provocato un forte dibattito nella comunità sportiva, ponendo interrogativi sull’etica, sulla responsabilità individuale e sulla gestione dei controlli nel mondo del CrossFit® competitivo.
Indice
Il contesto: la positività al secondo test antidoping
Durante i CrossFit® Games del 2024, Shawn Ramirez si è classificato 3° nella divisione Master 50-54 anni, un risultato che sembrava coronare il suo ritorno alla competitività dopo anni di assenza. Tuttavia, i controlli antidoping obbligatori hanno rilevato la presenza di diidrossi-LGD-4033, un metabolita del LGD-4033.
Il LGD-4033 (Ligandrol) appartiene alla classe dei SARMs (Selective Androgen Receptor Modulators), noti per la loro capacità di incrementare la massa muscolare e migliorare le performance atletiche.
Questi composti, pur non essendo steroidi tradizionali, sono vietati dalle principali organizzazioni sportive a causa dei rischi per la salute e delle alterazioni del fair play.
Dopo aver presentato ricorso, Ramirez ha visto respinta la sua richiesta. La sanzione a vita è stata quindi applicata, una misura che riflette la severità delle politiche antidoping di CrossFit® nei confronti dei recidivi.
La prima violazione: il caso del 2018
Il percorso di Ramirez con le violazioni antidoping non è iniziato nel 2024. Nel 2018, durante i CrossFit® Games, l’atleta risultò positivo ai metaboliti del GW501516.
Questo composto, noto come “Endurobol”, era già stato identificato come una sostanza vietata per la sua capacità di migliorare l’endurance e la performance aerobica, ma anche per i suoi potenziali effetti dannosi sul metabolismo.
In risposta alla squalifica, Ramirez dichiarò di essere stato vittima di un integratore contaminato, una spiegazione spesso citata in casi simili. Secondo quanto riferito in un’intervista al Sevan Podcast, l’atleta intentò una causa legale contro la casa produttrice dell’integratore, risolta poi in via stragiudiziale.
La squalifica di quattro anni lo tenne fuori dalle competizioni ufficiali fino al 2022, anno in cui Ramirez ritornò idoneo a partecipare.
L’ascesa e il declino di Shawn Ramirez
Per comprendere la rilevanza di questa vicenda, bisogna ripercorrere la straordinaria carriera di Shawn Ramirez. L’atleta è stato uno dei più dominanti nella storia della categoria Master, vincendo i CrossFit® Games per 4 anni consecutivi, dal 2014 al 2017. Le sue performance lo hanno reso una figura iconica e un punto di riferimento per molti atleti nella divisione d’età.
Tuttavia, nel 2018, l’anno della sua prima positività al test antidoping, si classificò 2°, segnando un passo indietro rispetto alle vittorie precedenti. La squalifica di quattro anni interruppe bruscamente la sua ascesa.
Quando tornò a gareggiare nel 2023, le aspettative erano alte, ma i risultati non furono all’altezza della sua fama. Ai CrossFit® Age Group Quarterfinals, Ramirez si classificò 913°, un piazzamento che lasciò perplessi fan e critici.
Nel 2024, Ramirez riuscì finalmente a ottenere risultati significativi, dominando la divisione 50-54 anni:
- 1° posto ai Quarti di Finale
- 31° posto alle Semifinali
- 3° posto ai CrossFit® Games
Un ritorno apparentemente trionfale, che però si è trasformato in una caduta definitiva con l’ultimo test antidoping fallito.
Perché una sanzione a vita?
La severità della punizione inflitta a Ramirez trova spiegazione nel regolamento antidoping di CrossFit®, che prevede misure più rigide nei casi di recidiva. Essendo la sua seconda violazione documentata, la squalifica a vita diventa una conseguenza inevitabile.
Questa decisione, oltre ad applicare il regolamento, manda un messaggio chiaro all’intera comunità CrossFit®: la tolleranza nei confronti del doping è pari a zero. La credibilità e l’integrità del CrossFit® come sport sono strettamente legate al rispetto delle regole e all’equità competitiva.
Le conseguenze per Shawn Ramirez e per il CrossFit®
La squalifica a vita pone fine alla carriera agonistica di Ramirez nelle competizioni sanzionate da CrossFit®. Tuttavia, l’atleta potrebbe ancora partecipare a eventi non ufficiali o indipendenti, privi di affiliazione al marchio CrossFit®.
Questo evento lascia un’ombra su una carriera straordinaria e pone interrogativi più ampi sull’uso delle sostanze dopanti, sull’efficacia dei controlli e sulle responsabilità degli atleti stessi.
Per CrossFit®, la vicenda rappresenta un’opportunità per ribadire il proprio impegno nella lotta al doping, riaffermando valori come la trasparenza e l’equilibrio competitivo.
Conclusione: un caso emblematico
La parabola di Shawn Ramirez è un caso emblematico nel panorama del CrossFit® competitivo. Da atleta simbolo, capace di vincere quattro titoli consecutivi, a protagonista di due violazioni antidoping, il suo percorso solleva questioni cruciali sull’etica e sull’integrità sportiva.
La squalifica a vita non è solo una punizione individuale, ma un segnale forte per tutti gli atleti che ambiscono a competere ai massimi livelli: le scorciatoie non pagano. L’integrità dello sport rimane un valore non negoziabile, e CrossFit® si dimostra determinato a proteggerlo.