“L’ampiezza di movimento è innegociabile”
Questa frase, ripetuta innumerevoli volte da Greg Glassman, fondatore del CrossFit®, riecheggia ancora oggi nelle affiliate di tutto il mondo. Fin dagli inizi, Glassman ha difeso con fermezza questo concetto: non si tratta solo di estetica o di standardizzazione, ma di un elemento centrale per il rendimento atletico, la salute e la prevenzione degli infortuni.
In un articolo pubblicato sul sito ufficiale di CrossFit®, il coach e redattore senior Stephane Rochet (CF-L3) rafforza questa visione:
“Non siamo mai soddisfatti della nostra tecnica finché non riusciamo a raggiungere l’intera ampiezza di movimento di un esercizio specifico. Può volerci anche anni per arrivarci, ma manteniamo questo obiettivo in mente in ogni singola sessione.”

Indice
Cos’è l’Ampiezza di Movimento (ROM)
L’ampiezza di movimento (ROM) — o range of motion — descrive la massima estensione che un’articolazione può compiere in una determinata direzione. Alcune articolazioni, come spalle e anche, permettono movimenti ampi grazie alla loro struttura sferica.
Nel CrossFit®, ogni movimento funzionale possiede una ROM attesa, che deve essere rispettata. Rochet lo spiega chiaramente:
“Vogliamo vedere questa ampiezza di movimento dimostrata in ogni ripetizione.”
In pratica significa aggrapparsi a standard ben precisi:
- squat profondi con bacino sotto la linea del ginocchio;
- completa estensione delle braccia in un push press;
- pull-up conclusi solo quando il mento supera la sbarra.
Perché la ROM è fondamentale
Secondo Rochet, allenarsi sempre a piena ampiezza rafforza muscoli, tendini e legamenti nella loro capacità funzionale completa, aumentando al tempo stesso potenza ed efficienza.
“Qualsiasi ampiezza di movimento che non sia allenata o raggiunta regolarmente non ha la stessa capacità di quella che pratichiamo con costanza.”
Allenarsi con movimenti parziali significa invece creare dei punti deboli. E proprio quei punti deboli possono diventare vulnerabilità in situazioni inattese, nella vita quotidiana come nello sport, esponendo l’atleta a un rischio maggiore di infortuni.
Quando si può adattare la ROM
Serie, ripetizioni e carichi si possono modificare facilmente. L’ampiezza di movimento, invece, deve essere ridotta solo in casi specifici: infortuni, traumi o limitazioni ortopediche permanenti.
Ma anche in queste circostanze, l’obiettivo resta quello di progredire fino a raggiungere il massimo ROM possibile in sicurezza. Rochet insiste:
“Sebbene non sacrifichiamo mai la sicurezza per l’ampiezza di movimento, non accettiamo semplicemente una limitazione come condizione definitiva. L’ampiezza adeguata è talmente preziosa da meritare la ricerca di una soluzione e l’impegno per ottenerla.”
L’occhio del coach
Glassman aveva un modo unico — diretto e ironico — di richiamare gli atleti che accorciavano i movimenti per guadagnare tempo o per una tecnica scadente. Era solito scherzare con frasi colorite come:
“Non abituare i miei occhi alla tua tecnica di m@#$ty!”
Un’espressione che strappava un sorriso, ma che nascondeva un insegnamento serio: non esistono scorciatoie quando si parla di qualità del movimento.
Per Rochet, osservare gli atleti è a sua volta una forma di apprendimento:
“Si stanno muovendo in un’ampiezza completa? Se no, perché? Questo tipo di osservazione è un ottimo modo per imparare sul movimento e capire come possiamo muoverci meglio.”

Conclusione: il ROM come fondamento dell’allenamento
L’ampiezza di movimento (ROM) è il filo conduttore che lega tecnica, forza, efficienza e longevità atletica. Non è un dettaglio secondario, ma la vera misura della qualità dell’allenamento.
Ogni WOD, ogni ripetizione, ogni esercizio deve rispondere a una domanda semplice:
Sto rispettando davvero la piena ampiezza di movimento?
Perché, come ci hanno insegnato Glassman e Rochet, un atleta che lavora con ROM completo non solo diventa più forte e resiliente, ma costruisce basi solide per la performance e la salute a lungo termine.









