Determinazione, disciplina e un sorriso che non manca mai: Gloria Corbetta ha conquistato il titolo mondiale Hyrox nella categoria 30–34 con un tempo straordinario di 1:02:26, lasciando il segno in una delle competizioni più dure e complete del panorama fitness internazionale.
Il suo successo è il frutto di anni di lavoro meticoloso, passione autentica e una capacità fuori dal comune di unire strategia e grinta in ogni gara.
In questa intervista ci racconta il suo percorso, le scelte fatte lungo la strada, le emozioni provate in gara e gli obiettivi futuri. Un racconto ricco di ispirazione per chiunque creda nello sport come strumento di crescita e di sfida personale.
Indice
Intervista a Gloria Corbetta – Vincitrice del Mondiale Hyrox a Chicago 2025
Tu inizi con il CrossFit, ma hai scelto poi la competizione Hyrox: cosa ti ha affascinato in particolare dell’approccio “ibrido” corsa + esercizio?
In realtà il mio amore per la corsa risale a quando ero bambina: ogni domenica accompagnavo mia mamma alle sue competizioni di corsa campestre e la seguivo in bici durante gli allenamenti, prima di iniziare a gareggiare a mia volta.
Dopo qualche anno ho scelto di dedicarmi solo alla pallavolo, che è stata il mio sport principale fino all’età adulta, quando ho scoperto il CrossFit, che da allora non ho più abbandonato.
Anche durante gli anni di agonismo più intenso nel CF, non ho mai tralasciato la sessione di running domenicale e, parallelamente, per un periodo ho anche preso parte ad alcune Spartan Race ottenendo dei grandi successi: nel 2023, ad Abu Dhabi, ho vinto il titolo mondiale per la mia Age Group 25–29.
Amo gli sport ibridi perché mi consentono di essere un’atleta completa a 360°: forte, potente, coordinata, agile, veloce e pronta a qualsiasi sfida, dentro e fuori dal campo gara!
Sappiamo che segui un’alimentazione vegetariana, scelta non sempre comune tra chi pratica sport ad alta intensità come Hyrox. In che modo questa dieta ti ha aiutata – o messo alla prova – nella preparazione per il mondiale? Hai dei consigli pratici per chi vuole conciliare performance e alimentazione plant-based?
La mia alimentazione è vegetariana, con una considerevole quota di pasti vegani. Questa scelta non è mai stata un impedimento per me e ho sempre riscontrato l’appoggio anche di chi mi stava intorno, il che è stato sicuramente un aiuto prezioso.
Il consiglio che mi sento di dare a chi intende approcciarsi a un’alimentazione plant-based è di rivolgersi a un professionista e farsi guidare. Conoscere gli alimenti e le proprie personalissime esigenze è importantissimo per tutti, in primis per la salute, ma a maggior ragione per chi vuole perseguire anche obiettivi agonistici.
Abbiamo tantissimi esempi di professionisti vegani e vegetariani anche nel mondo sportivo – su tutti Novak Djokovic – a riprova che: “veggie power”!
Hai chiuso in 1:02:26, ma sei partita in modo piuttosto cauto (5:23 nel primo km). È stata una strategia voluta per gestire le energie?
Subito dopo, però, hai piazzato un secondo chilometro impressionante da 3:27, ben sotto la media. Come sei riuscita a cambiare marcia così rapidamente dopo l’inizio controllato?
Il primo round di corsa al mondiale prevedeva 4 laps, mentre tutti gli altri ne avevano 3, quindi era lungo circa 1.200 metri. A percorrere questa distanza ho impiegato 5 minuti e 23 secondi, lasciandomi avanti molte avversarie: infatti, sono entrata alla prima stazione – lo SkiErg – a circa metà della mia batteria.
Come racconto sempre nei miei recap di gara, la tendenza delle altre atlete è partire molto molto forte, a volte anche esageratamente più veloce del pace che poi si riesce a sostenere.
A mio avviso, in una gara lunga almeno un’ora come Hyrox, è fondamentale dosare lo sforzo e gestirsi secondo le proprie percezioni e capacità, senza lasciarsi sopraffare dalla foga di stare in testa fin da subito.
In tutti gli altri laps di corsa ho mantenuto un pace regolare di circa 3’27”/3’30” senza controllare l’orologio, ma ascoltando le mie sensazioni e cercando di far girare le gambe nonostante l’affaticamento dovuto dagli esercizi.
Di questo vado molto fiera, perché ci ho lavorato tantissimo durante i miei allenamenti di running con il mio allenatore, che mi ha sottoposto a molte sessioni di allenamento in soglia e di intervalli, aggiungendo – in vista del mondiale – tantissimi durissimi workout di “compromised run” (corsa compromessa), focalizzati proprio sulla capacità di spingere a un ritmo intenso anche quando le gambe non ne vorrebbero sapere di muoversi!
Nella sled pull non avresti potuto fare meglio (0 s margine). Quali tecniche o allenamenti ritieni siano stati determinanti per eccellere in quella stazione?
Il risultato della sled pull ha stupito anche me! Non sono un’atleta robusta, e la slitta pesa quasi due volte me, quindi senza dubbio devo il merito di questo successo alla preparazione specifica che ho seguito nell’ultimo anno, ma anche al mio background sportivo nel CrossFit, dove una grossa componente di esercizi di tirata prevede l’utilizzo proprio di quei gruppi muscolari maggiormente tassati dalla sled pull.
Ma una menzione speciale devo farla anche al temibile tappeto che abbiamo avuto negli ultimi mesi al box, che opponeva davvero tantissima resistenza alle slitte.
Come dicevo sempre ai miei ragazzi: “Se vi allenate così, poi in gara volate” – e in effetti, non mentivo!
Hai un buon margine anche nei push, rowing e carry (ski erg, sled push, rowing, farmers, sandbag), ma c’è ancora spazio per ottimizzare i Wall Balls e i Burpee Broad Jumps. Come ti stai preparando per ridurre quei 35–45 secondi?
Nell’unico modo possibile: con tanti, tantissimi allenamenti specifici!
Ma dopotutto, il mondiale è stata solo la mia seconda gara Pro in assoluto…
Tra le 8 stazioni, c’è forse una che hai trovato particolarmente sfidante o strategica nella tua vittoria? Quale e perché?
La stazione dalla quale ho iniziato a sentire di avere chance di vittoria è stata la sled push.
Sono arrivata circa a metà della mia batteria, ho fatto un bel respiro e ho iniziato con il mio esercizio, che incredibilmente ho sentito molto bene: sono riuscita a completare le prime tre sezioni unbroken, senza pause, con pochissimo riposo tra una e l’altra, e ho diviso in due tranche l’ultima sezione per recuperare un po’ prima di ripartire a correre.
Nel frattempo vedevo le mie avversarie in difficoltà, che rimanevano sempre più indietro. Ero talmente incredula della mia velocità che, completati gli ultimi metri, ho guardato i miei amici e ho chiesto loro a gesti se avessi davvero finito!
Dalla seconda stazione sono uscita in testa e ho poi trascorso il resto della gara a mantenere il mio vantaggio.
Questi dati mostrano che la tua “Roxzone” finale è stata più veloce della media (-17 s). Com’è stata la sensazione di chiudere quella fase conclusiva e capire di aver vinto?
Nell’ultimo round, qualsiasi sia la propria posizione in classifica, bisogna andare all out: non ci si può risparmiare. La stanchezza lascia il posto a un’adrenalina pazzesca: sono gli ultimi metri di corsa, tra te e la finish line ci sono solo 100 ripetizioni di wall ball.
E poi c’è lei, la passerella finale.
È il tuo momento.
È tutto per te.
Renditi fiero!
Dopo il titolo mondiale 30–34, quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Visto il tempo che ho ottenuto a Chicago, sicuramente uno dei prossimi obiettivi sarà replicarlo o addirittura migliorarlo, per tentare di entrare nelle Élite 15.
Contemporaneamente, vorrei gareggiare anche in altre categorie: la mixed double, che mi piace particolarmente, ma ho anche il pallino della double pro women… chissà!
Grazie Gloria!
L’intervista a Gloria Corbetta, campionessa mondiale Hyrox 2025, ci lascia qualcosa di più di un racconto sportivo: ci regala un esempio concreto di forza, intelligenza e coerenza.
Il suo modo di affrontare la gara – lucido, strategico, ma anche profondamente umano – la rende una figura di riferimento per chiunque pratichi sport, a qualsiasi livello.
Con la sua energia, Gloria ci ricorda che si può puntare in alto senza mai perdere sé stessi.
E per questo, oggi più che mai, è fonte d’ispirazione per tutti noi.