Nel mondo del CrossFit®, la determinazione e la resilienza sono qualità fondamentali, specialmente per gli atleti Master. Antonio Bruno, owner del CrossFit® 4215, ci racconta la sua avventura ai Master Games 2024, tenutisi a Birmingham.
Dalla sua inaspettata qualificazione alla competizione fino alle sfide affrontate sul floor, Antonio offre uno sguardo profondo sulla sua esperienza unica e su ciò che significa competere al massimo livello.
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Antonio..La tua avventura ai Games è iniziata diversamente: inizialmente pensavi di non superare il cut, ma grazie al ripescaggio sei rientrato! Come hai vissuto quel momento e quale è stata la tua reazione alla notizia?
Antonio: Ho terminato le Semifinals al 47° posto e sapevo che rientrare tra i primi 40 sarebbe stata una sfida. Tuttavia, speravo in un ripescaggio, avendo notato alcune imperfezioni nelle esecuzioni di altri concorrenti. Pensavo che, magari, avrei recuperato qualche posizione. Alla fine, mi sono trovato al 43° posto nella classifica ufficiale.
Ho ricevuto le email e mentre ne parlavo con Andrea [di Salvatore] e il mio coach Federico [Ticenghi], pensavo di prendere delle “no rep”. Quando ho aperto la mail e ho letto: “Complimenti, non hai ricevuto neanche una no rep!“, sono rimasto sorpreso.
A quel punto, ero consapevole che 43° non era un gran risultato, ma ho continuato a monitorare le iscrizioni per le fasi finali. Fino all’ultimo giorno, erano già iscritti in 39. Quando la scadenza è passata, ho aspettato un’email che non è arrivata.
Ho pensato: “Forse mi chiameranno domani, data la differenza di fuso orario.” Ma il giorno successivo, nulla. E così anche il giorno dopo. Cominciavo a sentirmi sempre più ansioso, visto che contavo ancora solo 39 iscritti.
Alla fine, ho deciso di contattare CrossFit® e ho chiesto chiarimenti. Loro mi hanno spiegato che stavano cercando di contattare il 40° arrivato per dargli la possibilità di partecipare. In quel momento, ho pensato: “Ma se c’è una scadenza, perché aspettare ancora?” Mi hanno rassicurato, dicendo che in realtà non c’era una deadline, quindi ho continuato a sperare, anche se cominciavo a perdere fiducia, pensando che avrebbero scelto qualcuno che conoscevano.
Circa 24 ore dopo, mentre stavo pranzando, ho aperto la mia email. Tutte le comunicazioni di CrossFit® finivano nella cartella spam, così ero abituato a controllare lì. E finalmente ho visto: “Congratulations, ti sei qualificato ai CrossFit® Games 2024!”
Non ci credevo. A quel punto, non riuscivo neppure a mangiare, tanto ero emozionato. Quell’istante ha segnato l’inizio della mia avventura ai Games.
Come ti sei preparato fisicamente e mentalmente per affrontare questi Games?
Antonio: Mentalmente, sono una persona abituata a gareggiare, quindi entro facilmente nella modalità competizione quando si avvicina un evento. Non ho molte difficoltà in questo senso. Tuttavia, durante il periodo di preparazione, ho affrontato alcuni problemi, soprattutto tra giugno e luglio. Questi problemi non riguardavano direttamente la preparazione, ma hanno avuto un impatto sulla mia condizione atletica.
Uno dei principali ostacoli è stato che, dopo le Semifinals, mi sono presentato al French con un menisco rotto. Infatti, all’inizio del French ero in seconda o terza posizione nei primi due workout, ma alla fine ho chiuso al 13° posto, senza neppure controllare la classifica. Ho continuato a gareggiare nonostante un ginocchio gonfio, e dopo la risonanza ho scoperto l’entità del danno. Ma non ho mai mollato.
Ho iniziato un percorso di trattamenti, tra cui fisioterapia, osteopatia e infiltrazioni di acido ialuronico. Questi trattamenti mi hanno aiutato a mantenere il ginocchio in condizioni accettabili.
Per quanto riguarda l’allenamento, come saprai, per noi atleti master non è semplice bilanciare l’allenamento con la vita familiare e lavorativa.
Tuttavia, grazie al supporto dei ragazzi del box e della mia famiglia, sono riuscito ad allenarmi bene, forse meglio che mai. Sono davvero felice di essere arrivato ai Games in una delle migliori condizioni fisiche di sempre.
Puoi descrivere l’atmosfera e le sensazioni di gareggiare su un palcoscenico internazionale come quello del Birmingham Jefferson Convention Center?
Antonio: Il palcoscenico di Birmingham, sebbene non sia paragonabile a Madison, ha portato con sé delle opportunità. Sono grato per questa modifica, perché senza di essa non sarei mai riuscito a qualificarmi tra i primi 10 per Madison. Quindi, in questo senso, non poteva andarmi meglio.
L’atmosfera, rispetto a quella vissuta da chi ha gareggiato a Madison, è diversa, ma apprezzo la scelta di CrossFit® di separare le categorie: Masters, Elite, Adaptive e Team.
Anche perché non si vede spesso, in nessuno sport, che gli atleti Master o delle categorie giovanili competano con gli Elite. Ho vissuto una sensazione unica al French, dove c’era un’aria differente.
Vedere atleti che seguo sui social dal vivo è sempre emozionante: osservare come si muovono e competono aggiunge un valore speciale all’esperienza.
Essere ai CrossFit® Games significava respirare quell’atmosfera unica: tutti i giudici e gli organizzatori indossavano la maglia dei CrossFit® Games e parlavano la lingua del CrossFit®. Anche se eravamo atleti Master, l’aria che si respirava era quella tipica dei CrossFit® Games.
Ho avuto l’opportunità di incontrare personaggi come Dave Castro e ho rivisto atleti del calibro di Rich Froning. È stata davvero una bella emozione!
Quali sono state le maggiori sfide che hai incontrato durante la competizione e come le hai superate?
Antonio: Le maggiori sfide sono state quelle di dimostrare a me stesso e agli altri il mio valore, soprattutto considerando i complimenti ma anche un certo grado di invidia che ha suscitato la mia qualificazione ai Games.
Non voglio nascondermi: l’ho percepita e vissuta. Ho notato persone che si sono allontanate, che non mi salutavano più, e altre che parlavano male di me alle spalle. D’altro canto, ho anche ricevuto supporto e complimenti da chi si è avvicinato, il che mi ha dato una spinta ulteriore a dimostrare il mio valore.
Avevo anche paura di arrivare ultimo in ogni evento. Conosco bene gli altri atleti, so quanto siano forti. Ho visto chi ha vinto il French, il German e altre gare in cui ho partecipato, e temevo di restare indietro, soprattutto durante i workout brevi. Ricordo che, nel primo evento, ho chiuso dopo pochissimi secondi rispetto all’ultimo, ma sono partito a mille. Ho fatto 25 overhead squat, andata e ritorno in affondo con i dumbbell, e sono uscito primo dai venticinque overhead squat, una soddisfazione enorme.
Tuttavia, quando ho lasciato il bilanciere, ho notato che la mia lane aveva dei rialzi sotto i piedi e, non potendo droppare il bilanciere, l’ho posato ma questo è rotolato via nella lane di fianco. Il giudice mi ha fermato, chiedendomi di sistemarlo in un’altra posizione, e da quel momento mi sono ritrovato ultimo. È stato un colpo durissimo, perché sapevo che recuperare sarebbe stato difficile, soprattutto in un workout che non mi favoriva.
La mia paura di arrivare ultimo si era concretizzata: ho chiuso i primi tre workout al 39° posto. Ho deciso di guardare il bicchiere mezzo pieno: aver superato un atleta mi ha dato la carica giusta. Da lì in poi, ho ottenuto un tredicesimo, un quindicesimo e poi posizioni tra il 24° e il 25°, senza mai tornare al trentesimo posto. Ho iniziato a credere di più in me stesso e mi sono reso conto che almeno i primi venti erano alla mia portata.
Una grande soddisfazione è stata superare i due francesi che avevano ottenuto il primo e il terzo posto al French Throwdown. Puntavo a farlo e ci sono riuscito, chiudendo al 31° posto, mentre loro erano in trentaduesima e trentatresima posizione. Essendo una gara alla quale tenevo particolarmente, superare quei due atleti mi ha dato una gioia e una soddisfazione enormi.
C’è un evento o un momento particolare dei Games che ti ha lasciato un ricordo indelebile?
Antonio: Sì, c’è stato un momento davvero speciale che mi ha lasciato un ricordo indelebile. Dopo il check-in, quando hanno iniziato a darmi tutta la roba con il mio nome, ho realizzato: “Cavolo, io sono un atleta dei Games!” Per me, questo era un traguardo irraggiungibile; l’ho sempre visto come un obiettivo che sembrava lontano. Essere lì mi ha fatto pensare: “Hai raggiunto il massimo, dopo di questo che c’è? Niente!” Ogni atleta punta al massimo, e io ero finalmente arrivato.
Queste sono le Olimpiadi del CrossFit®, e a 40 anni, nella mia categoria, ci sono riuscito! Devo riconoscere che sono un bel po’ più grande, e il massimo che posso aspirare è la categoria Master. Ma io ci sono arrivato! Stentavo a crederci. È stato un momento in cui mi sono emozionato profondamente.
Dopo, grazie all’incoraggiamento di Andrea, che mi diceva: “Ora devi gareggiare, non pensare che sei un atleta dei Games”, ho iniziato a concentrarmi. Non sono uno che sente la pressione della gara, perché sono abituato a competere. Quando ho iniziato a spingere sul floor, non ho più guardato in faccia a nessuno!
Quando gareggio, sento una forte competitività: odio tutti [ride], mi stanno tutti antipatici, li voglio ammazzare tutti! In quei momenti, mi sembra di provare un po’ di rabbia che dura solo durante l’evento. Ma subito dopo, quando finisce, torno a volere bene a tutti e a essere amico di tutti!
Ci lamentiamo spesso delle nostre gare, ma secondo te, anche lì c’era qualcosa che non andava?
Antonio: È vero, noi italiani tendiamo a lamentarci. È nella nostra natura esprimere la nostra opinione e spesso confrontare le esperienze, dicendo che qualcosa è meglio di qualcos’altro. Personalmente, credo che le critiche siano valide solo se sono costruttive e possono portare a un miglioramento. Se si tratta di critiche distruttive, non ha senso farle.
Non trovo giustificabile chi cerca di annientare qualcosa che è stato creato con impegno e passione. Certo, ci sono stati errori arbitrali da parte dei giudici, e ne abbiamo visto qualcuno anche durante la gara.
Come ho detto prima, nel primo evento ho subito un danno a causa di un problema nella mia lane, e nel secondo evento ho avuto a che fare con un giudice molto fiscale, probabilmente uno dei più anziani ai CrossFit® Games.
Altri atleti me lo hanno confermato: era molto severo e non mi permetteva nemmeno di fare bouncing o piegare leggermente il braccio quando mi preparavo per il deadlift. Ogni piccolo movimento che non rispettava le sue regole veniva considerato una “no rep”.
D’altra parte, ho notato che in altri eventi alcuni giudici hanno sorvolato su errori più evidenti. Alla fine, queste situazioni si sono un po’ compensate, ma sono dinamiche a cui siamo abituati. Per competere ai Games, devi essere davvero bravo, e c’è anche una forte componente emotiva in gioco.
Ho sentito molte persone discutere sulla location, ma personalmente l’ho trovata adeguata. La tribuna era giusta per il numero di spettatori presenti. È normale non aspettarsi un’arena da 10.000 posti come per gli Elite; gran parte del pubblico erano amici e familiari degli atleti, quindi la presenza era alta, ma non paragonabile a quella degli eventi maggiori.
Organizzare un evento è complesso e ci sono molti fattori da considerare, come il meteo o problemi burocratici che possono sorgere all’ultimo minuto. Ho esperienza nell’organizzare piccoli eventi e so quanto possa essere difficile; quindi, non oso immaginare le sfide per chi si occupa di grandi competizioni con atleti da tutto il mondo.
In che modo questa esperienza ai Games ha influenzato i tuoi obiettivi futuri sia dentro che fuori dal CrossFit®?
Antonio: Come sportivo, sono abituato a focalizzarmi sul miglioramento delle mie performance e sulla crescita. Quindi, certamente, ho degli obiettivi che desidero raggiungere, perfezionare e migliorare. In particolare, mi piacerebbe riqualificarmi per i CrossFit® Games e partecipare a gare che finora non ho avuto l’opportunità di affrontare.
Al di fuori del circuito CrossFit®, vedremo se questa esperienza potrà ispirarmi a nuovi obiettivi. Al momento non ci sto pensando troppo, ma sono aperto a scoprire come questa avventura possa influenzare le mie aspirazioni future!
Hai qualche aneddoto o esperienza dietro le quinte che vorresti condividere, qualcosa che il pubblico normalmente non vede?
Antonio: Quello che il pubblico non vede è la voglia di sacrificarsi. Di solito, si osservano solo i momenti salienti dell’allenamento che pubblichi sui social: le alzate migliori o i successi più importanti, che mostrano solo una parte del tuo percorso. Ci sono molte piccole cose che non vengono mostrate e che non rispecchiano la realtà del lavoro duro necessario per raggiungere livelli alti.
Sacrificarsi è fondamentale, e a volte in modi che potrebbero non sembrare giusti. Ad esempio, puoi sacrificare momenti preziosi con la famiglia, dedicando i fine settimana a corsi, workshop o allenamenti specifici per migliorare abilità che non pratichi da tempo.
La gente tende a giudicare facilmente. Può pensare che un atleta sia arrivato lì per doping o imbroglio, ma non si chiede quanto lavoro ci sia dietro. Quante ore si allena al giorno? Sta dormendo a sufficienza? Ha cambiato la sua alimentazione?
Nel mio caso, per tre mesi ho seguito una dieta rigorosa: niente pizza, solo riso e pollo, e colazioni con uova e integrazioni precise. Questi sacrifici fanno davvero la differenza e richiedono uno stile di vita dedicato.
Non è che io viva in modo perfetto tutto l’anno, ma in quel periodo, per raggiungere determinati obiettivi, ho fatto tantissimi sacrifici. Questo è un aspetto che vale la pena condividere: per ottenere risultati, è fondamentale dedicare tempo e impegno.
Come ti sei sentito nel rappresentare il tuo box 4215 e l’Italia in una competizione di così alto livello?
Antonio: Rappresentare il mio box, il CrossFit® 4215, è stata un’emozione incredibile. Quando ho visto il mio nome sulla maglia, ho realizzato quanto fosse significativo: “Antonio Bruno, CrossFit® Games.” È stato bellissimo vedere il nome del mio box in un contesto così prestigioso. Per me, come per molti altri, indossare la maglia con il logo del team è una grande fonte di orgoglio.
Ho percepito un forte attaccamento da parte di molti atleti e clienti del mio box. Sapevo che una parte della nostra famiglia CrossFit® 4215 era presente nell’olimpo del CrossFit®. Durante l’evento, molti seguivano le mie performance in palestra, e le mie gare venivano trasmesse su un televisore, con tutti che guardavano e commentavano.
Quando sono tornato, ho ricevuto tanti messaggi entusiasti. La maggior parte delle persone mi ha detto: “Antonio, ti abbiamo visto! Sei stato fantastico! Ma quanto sei forte? Devo spingere come te!”.
È stato bello sapere che la mia partecipazione ha ispirato anche chi non aveva mai visto gare di CrossFit®. Molti di loro, per la prima volta, hanno realizzato quanto fosse intensa questa disciplina.
È stato un momento di grande soddisfazione e un vero onore rappresentare il mio box e l’Italia in una competizione così importante.
Quali consigli daresti ad altri atleti Master che aspirano calpestare un floor così importante?
Antonio: Sono stato fortunato perché ho fatto parte di un team, una vera e propria famiglia, composta da persone competenti e genuine, come i coach Federico, Federica e Andrea. Il supporto di Andrea è stato fondamentale.
Durante la preparazione, ci sentivamo tutti i giorni, anche tre volte al giorno, per discutere delle sessioni, delle difficoltà, dell’alimentazione e del riposo. Sembravamo quasi esauriti, ma era l’unico modo per migliorare.
Al mio box, non avevo atleti che competevano a un livello alto da cui potessi imparare, quindi il lavoro con Andrea è stato cruciale. Un consiglio che darei agli atleti Master è di porsi obiettivi chiari e raggiungibili.
Se pensi di voler arrivare ai Games senza aver mai partecipato a una competizione, sarà difficile. Ma se ti concentri su obiettivi specifici, come migliorare una determinata skill, puoi farlo.
Ad esempio, se oggi riesci a fare 10 muscle-up, il tuo obiettivo potrebbe essere fare tre serie di 4 o 5. Dovresti dedicare lo stesso impegno per raggiungere questi nuovi obiettivi. Allenarsi con qualcuno che ti possa spingere è fondamentale. Se spingi al 90%, avere un compagno che ti aiuta a raggiungere il 91% o il 92% cambia notevolmente le tue sensazioni e performance.
Dopo alcune settimane, inizierai a notare i progressi. Potresti renderti conto che, tre settimane fa, avresti faticato a completare un workout, mentre ora riesci a fare più ripetizioni senza stancarti. Questo è il modo in cui puoi crescere e puntare a traguardi sempre più ambiziosi.
Non devono necessariamente essere i massimi risultati nel CrossFit®; anche semplicemente migliorare delle skill o la performance in un workout è un obiettivo importante!