I Legends Games 2024 in Alabama sono stati per Andrea Barbotti, Head Coach dell’ONAIR Program, una sfida che ha richiesto non solo un’enorme preparazione fisica, ma anche sacrifici personali e professionali.
“Ricavare del tempo per tornare ad allenarmi da atleta è stato complicato”, racconta Andrea, sottolineando quanto sia stato difficile trovare un equilibrio tra allenamenti intensi e gli impegni della vita quotidiana. “Non sono così sprovveduto da pensare che si possa solo aggiungere. Ho dovuto rinunciare a molto, sperando che le persone attorno a me capissero e avessero la pazienza di aspettare.”
Nonostante questi sacrifici, Andrea ha intensificato la sua preparazione a metà luglio, allenandosi in doppia sessione ogni giorno, monitorando attentamente la sua condizione fisica. Le sue parole rivelano la complessità di essere un atleta a tempo pieno:
“L’atleta non puoi farlo né part-time né con un contratto a chiamata”. Ha evitato carichi pesanti come squat o snatch per evitare di peggiorare i dolori al ginocchio e al polso, facendo comunque progressi evidenti grazie all’attenzione prestata alla cura del suo corpo.
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Un inizio difficile: problemi respiratori e vertigini
A poche settimane dalla competizione, Andrea ha affrontato un nuovo ostacolo: vertigini, senso di oppressione toracica e difficoltà respiratorie.
“Ho iniziato ad avere vertigini e fatica nel respirare ad alta intensità, specialmente quando attivavo le scapole”, ricorda Andrea. Nonostante abbia fatto tutti i test medici necessari – dai test chinesiologici all’ECG – i sintomi non sono migliorati. “Mi sono riposato per due settimane, ma il problema non passava.”
Arrivato in Alabama, Andrea era ancora afflitto da queste problematiche. Nonostante ciò, ha deciso di partecipare alla gara, sperando che la situazione migliorasse. Giovedì, 29 agosto, ha affrontato il primo evento, uno sprint trita gambe, chiudendolo con successo: “1’46 di workout… Una iniezione di fiducia” lo ha definito.
Tuttavia, già nel secondo evento, corsa e stacchi, ha cominciato a percepire il peggioramento dei sintomi:
“Finisco il WOD cianotico e, un’ora dopo, ero ancora a 110 bpm. Il workout successivo con l’handstand walk, uno dei miei preferiti, ha peggiorato la situazione.”
Resistenza mentale e supporto fisico
Dopo una prima giornata di gara difficile, Andrea ha deciso di affidarsi a un terapista.
“Mi ha proposto un trattamento cranio-sacrale per ripristinare la funzionalità del mio sistema nervoso autonomo. Dopo il trattamento mi sentivo meglio, ma ancora non del tutto.”
L’evento successivo, lo Snatch Speed Ladder, è stato una delusione: “Sbaglio più volte il bilanciere da 102 kg, sentivo la gamba vuota e la gara compromessa. Ero furioso, non riuscivo a capire perché dovesse essere tutto così difficile.”
Malgrado la frustrazione, Andrea ha continuato a combattere. Sabato, al risveglio, ha avvertito una leggera ma significativa sensazione di miglioramento: “Mi sentivo crescere ora dopo ora.” Grazie a questo spiraglio di benessere, ha deciso di continuare. Nel workout “The Standard”, Andrea ha dimostrato di saper resistere, chiudendo secondo nella sua heat e risalendo fino alla 21esima posizione nella classifica generale, a un passo dalla finale.
Il trionfo della resilienza: un posto in finale
La svolta è arrivata nell’evento successivo, un workout composto da burpees, toes to bar e power clean (wod 8):
“Grazie Legends per aver scritto il mio workout”, scherza Andrea.
Con la vittoria della sua heat e il terzo posto overall in questo evento, lui è arrivato al test 9 più confident. Qui doveva performare 1 rep max di front squat: 170kg portati a casa e tante lacrime di gioia (soprattutto di Marta Ricottini, sua compagna!).
Bhe, come biasimarla: Andrea si è assicurato la 19esima posizione e un posto in finale, una sorpresa incredibile considerando le difficoltà iniziali:
“Non potevo crederci. Stavo quasi per ritirarmi, e ora ero in finale.”
La finale, disputata domenica 1 settembre, è stata una rivincita personale per Andrea, che finalmente ha potuto gareggiare senza le vertigini e i problemi respiratori che avevano segnato i giorni precedenti.
“Ho spezzato l’ultimo set di bar muscle-up non perché non respiravo, ma perché non avevo più forza nell’avambraccio. Era finalmente la sensazione giusta.”
Riflessioni e gratitudine
I Legends Games 2024 si sono conclusi con una cena con i compagni di squadra italiani e la consapevolezza di aver superato una delle sfide più dure della sua carriera atletica.
“Questa gara mi ha reso felice. Non ho mai sofferto così tanto, è stato davvero doloroso, non lo dimenticherò mai”, confessa Andrea, riflettendo su quanto lo sport continui a essere un maestro di vita. “Sono grato di poter scrivere queste righe, grato di avere persone che credono in me e che si emozionano con me.”
In conclusione, i Legends Games hanno dimostrato che, nonostante gli ostacoli fisici e mentali, con determinazione, supporto e resilienza, è possibile superare qualsiasi difficoltà.
Andrea Barbotti è tornato dall’Alabama non solo come atleta, ma come un esempio di come le sfide sportive possano diventare lezioni di vita.