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Valerio Mattera: parla il vincitore RX del Torino Challenge 2019

La storia di Valerio Mattera è straordinaria, ma partiamo dalla sua vittoria al Torino Challenge 2019. Già prima dell’evento finale, il rappresentante di CrossFit Casalpalocco di Roma aveva fin dall’inizio la vittoria in mano. I suoi piazzamenti nei primi workout non hanno lasciato spazio a dubbi: le sue prestazioni erano più che eccellenti. Oggi vi spiegheremo dalla sua diretta voce nella nostra intervista, cosa è successo in questa due giorni di fuoco allo Stadio Nebiolo di Torino.

Valerio, come va? Sei in ripresa?
«Sto molto bene, grazie!».

Non hai le mani “bruciate”? I Toes to bar con Hanstand Walk hanno fatto qualche vittima.
«Devo dire di no. Ho fatto i toes naturalmente con le protezioni e ho la fortuna di avere gli handstand molto naturali, quindi non li patisco. Certo, il rig era caldissimo ma non volevo che le mani diventassero un limite. Ho tenuto duro e anche il tratto più lungo di handstand l’ho fatto tutto senza mai tornare indietro».

Raccontami un po’ com’è andato il primo WOD!
«Sono stato fortunato nel primo WOD! La corsa su pista è la mia specialità. Nella scuola militare ho fatto atletica e parecchie gare di fondo e in pista a 1000 metri, quindi gestire la corsa, anche con la vest, è stato abbastanza semplice».

Come ti sei preparato?
«Al box ripetevo il primo workout tre volte con delle pause di 5 minuti, per vedere quanto tempo ci mettevo sotto sforzo cercando di rimanere sempre sotto i cinque minuti complessivi. Devo dire che la VEST Box FactoryLab era più comoda di quella che ho io, quindi è stato anche più facile».

Come hai affrontato il secondo workout?
«Avevo un problema iniziale nel mantenere la presa della fat bar, così ho provato a lavorare su una presa mista con le single mani in direzione opposta. Ha funzionato molto bene, anche perché così riuscivo a farli touch and go, accelerando un po’ i tempi, visto che avevo in ogni WOD qualcuno che mi tallonava da molto vicino, dovevo fare così. In questo caso Hvasti Tilen mi ha fatto penare».

Sull’Isabel dell’evento 4 hai fatto un po’ più di fatica.
«Diciamo che per la mia storia sportiva e lavorando tantissimo a corpo libero, il mio punto debole sono certamente i grossi carichi a bilanciere. Al box l’ho provato tante volte cercando di rimanere sotto i due minuti, dividendo le 30 ripetizioni in set da sei. Il problema è che non avevo un cronometro davanti agli occhi, quindi ho certamente preso più pausa del dovuto. L’ho comunque chiuso sotto i due minuti come previsto, ma ho avuto più difficoltà nel gestire le energie».

Raccontaci un po’ la tua storia.
«Ho cominciato a fare CrossFit nel 2014 in maniera continuativa. Mi sono laureato in filosofia, poi ho studiato per diventare pilota commerciale. Ho fatto CrossFit a livello amatoriale ma sempre un po’ On e Off negli anni. Per esempio l’anno scorso ho lavorato per un anno da pilota per lanci di paracadutismo e mi sono fermato, poi sono andato a Vienna per imparare il tedesco. Ho fatto molto CrossFit a Vienna e mi è venuta voglia di nuovo di allenarmi per le gare. Ho vinto gli Hinterland Games e oggi sono qui».

Hai come obiettivo diventare atleta professionista?
«Lavoro al box Casalpalocco di Roma, ma in realtà il tedesco imparato a Vienna mi serve per una domanda di lavoro come pilota per una compagnia che richiede quella lingua. Se il lavoro dovesse andare in porto,  la mia vita da competitor si dovrà interrompere ancora una volta, anche perché se mi alleno lo faccio seriamente e con l’obiettivo di fare sempre qualche gara e magari vincerla».

Un bilancio del Torino Challenge?
«È stata un’esperienza bellissima, sono davvero grato a tutti per l’accoglienza e per l’organizzazione. Ho vissuto con un entusiasmo pazzesco anche il WOD finale, forse il mio preferito, lo PSYCO, dove più che il corpo bisognava usare la testa».

È stato tostissimo per molti.
«Immagino, visto che gli esercizi e le rep ci venivano comunicate durante il WOD. In realtà io ho passato tutto il tempo a ragionare sulle ripetizioni, cercando di indovinarle e procedendo su ogni esercizio unbroken… ma con calma. Addirittura nei muscle-up, rimanevo qualche attimo in più sopra la barra, i box jump li ho fatti con lo step down per non alzare troppo il ritmo del cuore. Non è stato semplice, ma è stato molto divertente».

Un’ultima domanda: perché ti chiamano “Trattore”?
«Nel mio box il coach dà un soprannome a chiunque. Dopo una garetta interna vinsi e l’owner per farmi un complimento, mi diede del “trattore della Basilicata”, visto che quelle sono le mie origini. Da quel momento, per tutti al box, sono il “trattore”».

Valerio Mattera è su Instagram

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