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Lowlands Throwdown 2019: intervista a Manon Angonese

Le finali di uno dei più grandi eventi europei sta per arrivare. Dal 31 maggio al 2 giugno il Lowland Throwdown prende il via alla Omnisport Apledoorn, che si trova appunto a Apeldoorn, nei Paesi Bassi.

Tra le atlete partecipanti c’è la brava Manon Angonese che reduce da un quarto posto di tutto rispetto all’Italian Showdown 2019, si prepara a conquistare l’Olanda. L’evento è alla sua decima edizione, è sanzionato, quindi permette di strappare un accesso agli Open Games statunitensi.

Ecco cosa ci ha raccontato.

Vi ricordiamo che durante i giorni dell’evento sarà un’invitata per CrossMag: realizzerà delle Instagram Stories sul nostro profilo, che vi consigliamo di seguire fin d’ora per non perdervi tutti i nostri aggiornamenti.

Togliamoci subito il pensiero, Manon. Come mai tutti quegli squali sono tatuati sul tuo corpo?
 Partiamo da un dettaglio in più: sono appassionata di grandi squali bianchi femmine. Li amo da sempre, fin da bambina. È curioso perché io in passato ero fantino, quindi sarebbe stato più sensato tatuarmi dei cavalli. Però lo squalo è uno dei più antichi animali al mondo, uno dei più impressionanti ma anche uno dei più discreti, questo è un valore. Sono una ragazza che non ama fare casino, mi alleno quasi sempre da sola, è il mio animale totem.

Italian Showdown 2019: hai ottenuto un quarto posto, appena fuori dal podio, ma immagino tu sia molto felice della tua performance, no?
Sono molto felice di com’è andata. È difficile però essere fuori dal podio per così poco onestamente, fuori anche da quello che poteva essere il mio biglietto di ingresso per gli Open. Ma è solo la quarta volta che ci provo nella vita e so di avere tantissime cose ancora da imparare ma sono felice perché ho visto che migliori di competizione in competizione.

Qual è il WOD che ti è piaciuto di più durante quella gara e quale invece è stato il più difficile da portare a termine?
Il mio preferito era il finale! Mi piacciono tantissimo i thruster e i WOD “corti”, senza troppi movimenti diversi, ma è stato anche il più difficile onestamente.

Ci puoi raccontare quanto e come ti alleni nel corso di una settimana?
Mi alzo tutti i giorni alle 7 e mezza, faccio una bella colazione, alleno il mio team la mattina presto, poi mi alleno e verso mezzogiorno mi occupo dei ragazzi che vengono all’ora di pranzo. Poi mangio e mi alleno di nuovo lavorando con più attenzione agli aspetti di ginnastica e sulle skill tecniche. Faccio tanto movimento aerobico seguita da un coach dedicato. Nuoto tanto, corro, faccio tanto SkiErg, BikeErg, poi alleno le classi serali, mangio e guardo tv e Netflix e poi vado a dormire più o mano alle 10 e mezza e così ogni giorno.

È difficile far conciliare l’attività di coach e di atleta?
È bene essere trainer e coach allo stesso momento io mi alleno esattamente con gli stessi movimenti e il WOD dei miei ragazzi. Vederli in movimento è di grande ispirazione per me ed è molto motivante. Spiegare tutto mi aiuta a ricordare anche a me stessa che certi movimenti non sono solo degli automatismi ma c’è un modo di arrivarci che non devo mai dimenticare. Quando mi chiedono cosa preferisco tra queste attività, dico che mi servono tutte. Qualcuno dicono che non si possa per me è un errore, ho bisogno di insegnare per essere un atleta migliore.

Però durante le gare, non dev’essere facile!
Sono gli unici momenti in cui il volume di impegno è veramente sopra la misura. Mi sento stanca, vorrei solo dormire. Per fortuna c’è il mio ragazzo che allena con me e visto che il mio box sta crescendo molto e ho un po’ di supporto esterno per le lezioni.

Sembra davvero che tu non riesca mai a stare ferma.
Mi piace fare tantissime cose: nuoto almeno una volta a settimana perché è la disciplina atletica sulla quale sono un po’ debole, faccio anche pesistica, corro, quando il tempo lo permette vado in bici fuori. Ero fantino professionista fino a 21 anni ma ho smesso perché è uno sport estremamente costoso, così ho deciso di cambiare la mia vita. I miei genitori mi hanno sempre spinta a fare cose fuori casa: ho visto poca televisione, non ho avuto la Playstation ed ero molto stimolata a stare con le mie sorelle e non isolarmi. Ringrazio soprattutto mio padre che ha fatto tantissimo calcio a livello professionale ed è poi diventato allenatore. Oggi sono cresciuta con l’idea di dare sempre il meglio.

Cosa farai nei prossimi giorni, mesi? Raccontaci un po’ i tuoi progetti. 
Innanzitutto sto lavorando perché il mio box sia sempre migliore, perché stiamo crescendo tanto. Sto per andare ai Lowlands Throwdown sempre con l’idea di strappare un biglietto per gli Open e poi, se non dovessero andare bene, affronterò i French. Se non ce la dovessi fare, ci proverò per il prossimo anno. In futuro vorrei poter essere un’atleta con una carriera di lungo corso ma non necessariamente da numero uno. Faccio un esempio: per me sarebbe fantastico poter partecipare per tantissimi anni agli Open ma arrivando quinta o decima, piuttosto che vincerlo una volta e poi sparire. Lavorando anche nel campo del weightlifting, mi auguro di poter fare bene ai prossimi campionati europei e magari partecipare ai mondiali olimpici del 2020 a Tokyo o a Parigi nel 2024. So che sono obbiettivi a lunghissimo termine, ma mi serve come atleta ragionare guardando lontano.

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