Giuseppe Ciullo è un esempio di forza, resilienza e passione. La sua storia non è solo quella di un atleta, ma di un uomo che, dopo un incidente che gli ha cambiato la vita, ha trovato nel CrossFit® la sua rinascita.
Da quel fatidico giorno in cui ha deciso di affrontare i suoi limiti e abbracciare lo sport, Giuseppe ha trasformato ogni sfida in un’opportunità per crescere e migliorarsi.
In questa intervista esclusiva, lui ci racconta il suo percorso, le emozioni vissute in Texas agli Adaptive Games 2024, e il messaggio potente che desidera trasmettere alla comunità CrossFit® e a tutti gli atleti adaptive che, come lui, affrontano ogni giorno la loro sfida personale.
Intervista a Giuseppe Ciullo – atleta Games Adaptive
Prima di tutto: raccontaci un po’ di te e della tua storia… Se ti va, condividi il tuo incidente e il tuo percorso nel CrossFit®.
“Ho iniziato CrossFit® il 26 febbraio 2022, circa due anni e mezzo dopo il mio incidente. L’incidente è avvenuto sul lavoro, in campagna, con una motozappa, e ho perso l’intero arto sinistro. Dopo un anno di riabilitazione e il periodo della pandemia, ho iniziato a usare una protesi e mi sono dedicato alla palestra per rinforzare l’addome e la schiena, in modo da ottenere una camminata più stabile.
Poi, durante gli Open 2022, ho scoperto il CrossFit® e ho deciso di provare: il mio primo giorno è stato proprio l’inizio degli Open. All’inizio mi sembrava impossibile eseguire certi movimenti, visto che con l’amputazione sopra il ginocchio avevo poca mobilità. Movimenti come i salti, il clean o lo snatch mi sembravano fuori portata, e pensavo che questo sport non fosse adatto a me. Tuttavia, mi piaceva molto l’aspetto dinamico e stimolante degli allenamenti.
Così ho iniziato ad andare in palestra ogni giorno, partecipando alle classi, e ho subito notato grandi miglioramenti, soprattutto negli esercizi di ginnastica, ma anche con il bilanciere. Col tempo, ho iniziato a familiarizzare con i movimenti, anche se l’adattamento è stato molto difficile: per alcuni esercizi dovevo mettere la protesi, per altri toglierla, e per altri ancora utilizzarla parzialmente.
C’era tanta rabbia, ma anche molta soddisfazione nel vedere che, con impegno, niente era impossibile. Dopo un po’, ho cominciato a partecipare a qualche piccola competizione nel mio paese. Ho continuato ad allenarmi con costanza e l’anno successivo ho partecipato agli Open 2023, riuscendo a classificarmi tredicesimo a livello mondiale. Tuttavia, davanti a me c’erano atleti con un’amputazione sotto il ginocchio, che ovviamente hanno una maggiore mobilità.”
Quest’anno, invece, come hai affrontato gli Open & Semifinals e la conferma di andare ai Games 2024?
“Quest’anno, grazie alla suddivisione delle categorie, sono riuscito a superare sia gli Open che le Semifinals del 2024. Ammetto che c’era un po’ di ansia, dato che nella mia categoria c’erano atleti molto forti, con molti più anni di esperienza nel CrossFit® rispetto a me.
Nonostante ciò, sono riuscito a difendermi bene, rimanendo sempre nella top five. Se non fosse stato per un mio errore in un WOD delle Semifinals, dove ho ricevuto tantissime no rep, avrei persino sfiorato il podio.
Quando è arrivata la mail di conferma per i Games è stata un’emozione incredibile, ma allo stesso tempo ho sentito la pressione: era arrivato il momento di prepararmi seriamente per affrontare la sfida in Texas!”
Puoi descrivere l’atmosfera e le sensazioni di gareggiare su un palcoscenico internazionale come quello degli Adaptive Games in Texas?
“In Texas, l’atmosfera è stata incredibile. Competere con atleti che affrontano sfide diverse dalle mie, che definirei ‘abilità’ piuttosto che disabilità, è stato davvero emozionante. Mi veniva da piangere: mi sentivo uno dei più fortunati ad essere lì, su quel palcoscenico, perché capivo la vera forza di queste persone.
Il primo giorno è stato particolarmente toccante, ma dopo il primo workout sono riuscito a rompere il ghiaccio e a concentrarmi. Tuttavia, la parte più emozionante di questo viaggio è stata proprio essere lì, circondato da storie di vita incredibili. Ogni persona aveva un racconto potente che ti riempie di energia e ti dà ancora più forza di quella che pensavi di poter esprimere.”
Quali sono state le maggiori sfide che hai incontrato durante la competizione e come le hai superate?
“Durante la competizione, la sfida principale è stata affrontare workout molto brevi e intensi, dove non c’era spazio per margini di errore, soprattutto nel primo workout che era meno strutturale. Nei workout più tecnici, come quello sugli snatch e il massimale di clean, mi sentivo sicuro e infatti ho conquistato il secondo posto in entrambi gli eventi.
Tuttavia, negli altri workout, l’ansia da prestazione mi ha giocato qualche brutto scherzo, portandomi a commettere due errori significativi che mi hanno fatto perdere posizioni. Avrei potuto accumulare più punti, ma fa parte del gioco e l’esperienza mi ha insegnato a gestire meglio queste situazioni in futuro.”
C’è un evento o un momento particolare dei Games che ti ha lasciato un ricordo indelebile?
“Sì, c’è un momento che mi è rimasto impresso il primo giorno di gara. Ho visto una signora, di una certa età, in carrozzina, che faticava a sollevare una sandbag da terra per metterla sulla sedia. Il pubblico era tutto intorno, a fare il tifo, e molte persone si sono commosse fino alle lacrime.
È stata una delle scene più toccanti che abbia mai visto, e l’ho sentita profondamente. In quel momento ho capito davvero cosa significhi competere in un contesto internazionale, dove ognuno porta la sua storia e il suo coraggio.”
Eravate un bellissimo gruppo di italiani a rappresentarci. Sappiamo che avete legato molto… ci racconti un po’ il dietro le quinte dei vostri giorni?
“Sì, come italiani eravamo un bel gruppo, ed è stato fantastico riunirci per pranzi e cene, ovviamente quando gli orari dei workout lo permettevano. È bello condividere le proprie storie di vita e stare insieme, perché crea un’energia diversa, più grinta e adrenalina rispetto a quando si è da soli.
Allenarsi fuori dalla propria comfort zone è sempre un vantaggio, perché ti permette di vedere altre realtà e tornare a casa migliorato.
Quali consigli daresti ad altri atleti Adaptive che aspirano calpestare un floor cosi importante?
“Per gli atleti adaptive, consiglio vivamente di partecipare a gare internazionali specifiche per le nostre categorie. È un’esperienza preziosa, che ti permette di confrontarti con atleti del tuo stesso livello e capire davvero dove sei rispetto agli standard del CrossFit® internazionale, che è molto diverso dal gareggiare con persone senza disabilità.”
Quale messaggio vorresti trasmettere agli organizzatori e alla comunità del CrossFit® riguardo agli atleti adaptive?
“Il mio messaggio è che c’è ancora molto lavoro da fare in termini di inclusione per gli atleti adaptive. Credo che il CrossFit® debba dare ancora più visibilità a questi atleti, perché il messaggio che lanciamo è importante. È fondamentale che ci sia spazio equo per tutti, senza distinzioni nelle competizioni.
La parola ‘adaptive’ non dovrebbe significare ‘scalare’ o ‘ridurre’, ma semplicemente adattare i movimenti in base alle diverse abilità, senza togliere nulla al valore dell’atleta. Non significa essere meno forti o meno capaci di affrontare le sfide, anzi. Spero che nei prossimi mesi e anni si possa migliorare questo aspetto, e io continuo a combattere per questa causa.”